NFT, NFT ovunque: un termine talmente trendy da essersi guadagnato nel 2021 il titolo di “Parola dell’anno” per il famoso Collins Dictionary. A essere proprio precisi, però, non è una sola parola ma ben tre: un acronimo che sta per Non-Fungible Token.

Cominciamo quindi dal principio.

Cos’è un Token?

La definizione standard è rappresentazione digitale di qualcosa, che assegna dei diritti a chi lo possiede. Chi si ricorda di quando si utilizzavano i gettoni telefonici per chiamare dalle cabine? Quando sono stati ritirati (correva l’anno 2001), un gettone valeva 200 lire.
Tranquilli, non è un momento nostalgia. È solo per dire che il gettone telefonico è un ottimo esempio di token, in particolare della categoria utility token (ma questo lo vedremo nel prossimo articolo, no spoiler) in quanto oggetto che rappresentava un valore determinato dall’ente emittente (la SIP!) e che conferiva un diritto, quello di telefonare. Guarda caso, in inglese gettone si dice token.

Con l’ascesa delle criptovalute, “token” ha assunto un nuovo significato, concettualmente non troppo diverso. Si tratta di un’unità di valore emessa da un ente nella forma di un insieme di informazioni digitali, inserite all’interno di un registro digitale che rende i movimenti trasparenti e tracciabili (blockchain). È in pratica un gettone virtuale, e come il gettone telefonico o le fiches al casinò, ha valore solo in un contesto ben definito. Non serve però a telefonare: può determinare invece il diritto alla proprietà di un asset, all’accesso a un servizio, o ancora alla ricezione di un pagamento. Le possibilità sono innumerevoli.

Token e criptovalute: qual è la differenza?

I token sono unità di valore sviluppati sopra reti blockchain esistenti. Pur essendo spesso compatibili con le criptovalute di quella rete, sono una tipologia di asset digitale diverso.

Scopriamo quindi le differenze principali: le criptovalute sono l'asset nativo di una specifica blockchain, mentre i token sono creati appoggiandosi a blockchain esistenti.

Per fare un esempio, mentre l'ether (ETH) è la criptovaluta nativa della blockchain Ethereum, esistono molti altri progetti (token) che utilizzano a loro volta la blockchain Ethereum (come ad esempio DAI, LINK o i vari CryptoKitties, tra gli altri). Questi token possono svolgere diverse funzioni: dall'accesso a servizi specifici della piattaforma alla partecipazione a meccanismi di finanza decentralizzata (DeFi).

Token e NFT: che differenza c’è?

Saliti alla ribalta della cronaca, i Non-Fungible Token hanno invaso il mercato in tempi record: dalle opere d’arte all’abbigliamento, dagli eventi ai videogames, gli NFT sembrano destinati a rivoluzionare il mondo dell’investimento. Ma cosa distingue Token e NFT?

Facile! Gli NFT sono una categoria specifica di token. Per l’esattezza, sono token non fungibili.
I token si definiscono fungibili se sono uguali l’uno all’altro. Per esempio, una moneta da 1 euro ha esattamente lo stesso valore di qualsiasi altra moneta analoga. Allo stesso modo, il valore di una criptovaluta come Bitcoin è identico a quello di un qualsiasi altro Bitcoin. In generale, possiamo dire che tutte le criptovalute sono token fungibili per definizione perchè hanno l’obiettivo di essere mezzo di scambio.

I token non fungibili invece — a differenza delle criptovalute — sono esemplari unici, non sostituibili, non divisibili (pensa invece all’Euro, divisibile fino al centesimo), perciò non hanno un valore fisso e non sono intercambiabili.
Possono rappresentare qualsiasi cosa: un’opera d’arte digitale, un progetto di design, una GIF, un tweet. E siccome ciascun NFT è reso unico attraverso una firma digitale, gli NFT possono avere un unico proprietario alla volta, certificato dalla blockchain. Sono, insomma, degli oggetti da collezione digitali – o meglio: i token non fungibili o NFT (Non-Fungible Token) sono dei certificati di unicità.

A cosa servono gli NFT?

I token fungibili possono essere scambiati o possono essere utilizzati per fare acquisti ma.. i token non fungibili a cosa servono?
Ecco qualche esempio di quello che si può fare con gli NFT:

  • Definire la proprietà intellettuale;
  • Collezionarli (es. opere d’arte o mondo del gaming);
  • Associarli a certificati (es. di nascita, per verificare l’identità di una persona);
  • Utilizzarli per rappresentare documenti finanziari (bollette o fatture possono diventare NFT);

In generale, il grande vantaggio degli NFT è che concedono agli utenti la proprietà di un asset digitale unico e irripetibile, senza la necessità che ci sia un ente centrale garante e questo apre le porte a un futuro “non fungibile” in cui sarà possibile trasformare asset normalmente illiquidi in qualcosa che può essere venduto o comprato rapidamente, in modo più semplice ed efficiente.

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